mercoledì 19 maggio 2010

LA CAPPELLA DI BRUNATE A LA MORRA






Dopo tanta incertezza su come iniziare questo blog, ho deciso. Mi chiedevo se ci fosse un modo per presentarsi al meglio, con un buon biglietto da visita.

Alla fine ho voluto cominciare da un posto che conosco bene e che amo da sempre; in fondo i luoghi dell'infanzia, che poi accompagnano la nostra vita (o che come nel mio caso hanno già importanza per qualcuno che poi ci ha messo al mondo e quindi li abbiamo respirati già prima di nascere) sono quelli che in un modo o nell'altro restano i più cari.
Penso che per ognuno di noi esista il "posto perfetto", l'angolo in cui rifuguarsi nei momenti non proprio esaltanti della propria esistenza e in quelli più luminosi.
Devo dire che personalmente ne ho alcuni. E questo è uno...
Si tratta della cappella di Santa Marie delle Grazie a La Morra (a pochi chilometri da Alba). E' incredibile questo posto. Ci si arriva solo attraverso una stradina sterrata, molto in salita ed è letteralmente sperduta tra le vigne.
In realtà se si conosce la direzione, dal Belvedere di La Morra la si vede, anche perchè è sospesa un pò tra la terra e il cielo. Non ha recinzioni o ostacoli intorno.

Ci andiamo spesso. E' un luogo onirico, in fondo. La porticina socchiusa; il silenzio incredibile che regna fuori e dentro.
I raggi di sole che filtrano attraverso le aperture poi, creano piccoli arcobaleni. L'abbiamo vista quando le uve sono già rigogliose e scure, i grappoli pesanti e invitanti. Quando intorno è solo bianco e non si riescono a tenere gli occhi aperti per la troppa luce.
Spesso ho pensato a questi due artisti, i due protagonisti di questa magica trasformazione: una cappella in rovina che diventa...un simbolo, un'icona naif; una specie di enorme sorriso, anzi una risata che rompe la monotonia gradevole e ordinata dei filari.
Qualcosa che sfida il tempo, la corruttibilità; che sfida persino la durezza e le antiche fatiche contadine che queste terre ben conoscono.
Andateci se passate di lì. Vi troverete -credo- improvvisamente spiazzati e sbalorditi.
Forse non vi piacerà, la troverete quasi sfacciata ed egocentrica con tutti quei colori sparati senza ritegno contro il cielo.
E Sol LeWitt e David Tremlett, i due "colpevoli" che avranno voluto dire?

Noi la conosciamo come la Cappella di Brunate; così si chiamano i vigneti che da sempre la abbracciano. Sappiamo che era stata costruita come riparo e rifugio per chi lavorava nelle vigne.
E ora, ormai da un bel pò, sta lì, come un "pensiero bello" una dedica colorata e vivace a tutti quei contadini con la schiena curva sui filari. E li ricorda tutti, ma proprio tutti.
Un pensiero al Sole, uno alla Terra, uno all'Acqua. Che l'uomo guardandola rammenti la forza e l'energia degli elementi e trovi così il modo di raccoglierne i frutti con rispetto.
Ecco quello che penso quando vedo la Cappella di Brunate.

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